sabato 16 novembre 2013

Apprendimento precoce: imparare da piccoli è più facile!


Oggigiorno, genitori ed educatori osservano con orgoglio e meraviglia bambini che ancora non sanno parlare né camminare ma distinguono con abilità e sicurezza il telecomando della televisione da quello del condizionatore e accendono rapidamente pc e cellulari, individuando senza problemi il tasto giusto da premere (i cosiddetti nativi digitali).
Siamo di fronte a piccoli geni? I bambini - anche quelli molto piccoli - sono “bombardati” da informazioni e stimoli provenienti dalla realtà che li circonda e ripetono semplicemente le azioni che vedono fare agli adulti. Sono come spugne e apprendono continuamente, a prescindere da un nostro reale intento educativo, e per questo è importante fornire loro gli stimoli giusti.
primi anni di vita sono fondamentali per l’apprendimento ed è un grosso errore pensare che un neonato non capisca “perché è piccolo”, dato che in realtà già possiede un potenziale inimmaginabile e un’eccezionale capacità di comprensione e assimilazione. Non bisogna dimenticare che l’intelligenza è anche frutto delle opportunità fornite e degli stimoli provenienti dall’ambiente circostante e che il cervello “cresce con l’uso”. A chi ritiene che imparare in tenera età possa rappresentare uno sforzo eccessivo e che possa rubare qualcosa all’infanzia, gli studiosi ribattono che per i bambini imparare è l’attività più bella, inconsapevole e allo stesso tempo naturale che ci sia.
Sono avidi e desiderosi di conoscere, attratti dalle novità e pieni di soddisfazione e gioia quando mostrano i loro progressi. Siamo noi adulti che, col tempo e con il nostro atteggiamento, li portiamo a convincersi che studiare sia solo un noioso e duro lavoro.

Come si può stimolare l'intelligenza del proprio figlio?

Ovviamente, non si può salire in cattedra e dare lezioni nel modo “classico” e il genitore non deve caricare il bambino di apprensioni e aspettative eccessive, né di ambizioni personali. Lo scopo dell’apprendimento precoce non è diventare il primo della classe, ma avere l’occasione di trasformare le proprie potenzialità in saperi e abilità. Il punto di partenza è il risultato scientifico secondo cui dopo i due-tre anni imparare a leggere, a parlare una lingua straniera o a fare i conti diventa sempre più difficile e ciò significa che, paradossalmente, quando il bambino a sei anni inizia ufficialmente il suo percorso di studi, l’immensa capacità di apprendimento di cui è stato dotato alla nascita già sta iniziando a decrescere.
Per quanto riguarda la lettura, è importante favorire un piacevole incontro tra il libro e il bambino fin dai primi mesi di vita. Questo non solo favorirà l’acquisizione delle competenze necessarie ad apprendere come leggere e scrivere, ma aiuterà anche a creare un momento speciale da poter condividere con mamma e papà.
All’inizio il bambino parteciperà alla lettura solo tentando di mordicchiare le pagine o di appropriarsi del libro, ma poi pian piano inizierà ad osservare le figure e a sentire attraverso il tatto i diversi materiali di cui sono fatti i libri gioco studiati proprio per i più piccoli. Pagine cartonate, di stoffa o di legno, rumori e fruscii provenienti dai fogli, finestrelle che si aprono e permettono di animare la lettura… I primi libri permettono una lettura multisensoriale. Il bambino si appassionerà al ritmo delle storie che ascolterà e imparerà a leggere le figure e poi le parole ad esse associate in modo quasi naturale, riconoscendo azioni e oggetti a lui familiari e imparando a conoscerne altri. 

piccoli geniAnche le lingue s’imparano con molta più facilità e con più successo in età prescolare e, oltre a canzoncine, filastrocche, giochi e cartoni animati multilingue, si stanno moltiplicando i corsi di lingua straniera per mamme e bambini. L’orecchio dei più piccoli è molto più attento e la loro mente molto più aperta e plasmabile, ciò permette di imparare la pronuncia e l’intonazione giusta, capacità che si riduce crescendo.

Per quanto riguarda la matematica poi, imparare i numeri giocando è davvero facile e divertente. Si può farlo giocando a carte, ma anche contando insieme il numero di pezzetti di mela nel piatto, i pastelli colorati sul tavolo o i giochi da mettere nella cesta. In definitiva i numeri sono dappertutto, basta insegnare ad associarli agli oggetti reali, perché è più facile del contare in modo astratto.
L’importante è che per il bambino tutto sia un gioco e che, pertanto, si rispettino i suoi tempi, le sue predisposizioni e i suoi bisogni, interrompendo la “lezione” prima che si annoi. Insegnare deve essere un divertimento innanzitutto per l’adulto, che, prima che veri e propri contenuti didattici, deve trasmettere con gioia l’amore per la conoscenza e stimolare la curiosità.
Una valida forma d’insegnamento può essere anche descrivere ciò che si fa o passeggiare nel parco e illustrare il nome di fiori e animali. Basta parlare con calma e chiarezza e ripetere i nomi di oggetti e azioni, in modo che possano essere memorizzati, dando poi la possibilità al bambino di fare esperienza concreta di quanto imparato.
Anche se la tecnologia aiuta e può rappresentare un valido supporto allo studio, è importante ricordare che dare gli stimoli giusti al bambino non deve significare solo fornire loro cellulari e computer supertecnologici, anche se ideati apposta per lui. Non bisogna far perdere il contatto con la realtà e il gusto della fatica che c’è dietro la scoperta di un prato verde o di un cielo azzurro… toccato con mano e non con un semplice click del mouse.

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