giovedì 9 gennaio 2014

5 falsi miti sulle mamme che lavorano

Oggi proveremo a svecchiare un po' alcune di queste convinzioni.

1 Più lavoro, meno figli potrò avere FALSO

20 anni fa questa correlazione era corretta, cioè il tasso di occupazione femminile – niente di più che la percentuale di donne al lavoro – era inversamente proporzionale al tasso di natalità, ovvero al numero medio di figli per donna.
E’ rimasta questa convinzione, ma i numeri sono cambiati! Ora le donne che lavorano sono anche quelle che hanno più figli.



2 Mia mamma ha fatto la casalinga tutta la vita e non abbiamo avuto problemi economici FALSO (OGGI)

Se in passato il modello familiare monoreddito, cioè con una persona sola in famiglia che lavorava, ha funzionato ora – purtroppo o per fortuna – non è più così. In sociologia si definiva il “male bread-winner” ovvero l’uomo che porta a casa la pagnotta. Gli ultimi dati Istat ci dicono che la disoccupazione ha colpito anche i lavori un tempo “sicuri”, quelli a tempo indeterminato dove stavi una vita nella stessa azienda, crescendo al suo interno.
E che in un numero sempre maggiore di famiglie è la donna – per scelta o per necessità, dopo che il partner ha perso il lavoro - a portare a casa una parte significativa dello stipendio o, se non lavorava, a rimettersi attivamente alla ricerca di un lavoro.

3 Costa di più lavorare e mandarlo al nido che stare a casa FALSO

Prima di tutto c’è un vizio all’origine del calcolo. Perché quasi mai si include lo stipendio del marito, che pure è parte diretta in causa?
Poi il calcolo non può essere fatto solo per i primi tre anni del nido, perché il costo – oggettivamente alto – si compensa con la semi-gratuità della materna e delle elementari.
Mentre se una neo-mamma esce dal mercato del lavoro oggi e resta fuori per tre anni (fino all’inizio della materna) avrà molte difficoltà a ritrovare un lavoro dopo. In più con il nuovo Isee –  appena varato dal Governo – sarà più semplice per chi davvero ha un lavoro e dei figli richiedere agevolazioni.
Ricerche recenti dimostrano infine che non solo la presenza di due redditi in famiglia riduce la vulnerabilità nei confronti di rischi occupazionali e familiari (disoccupazione, divorzio), ma riduce anche il rischio di povertà della famiglia e dei minori, che è in netta crescita in molti paesi europei (Studio realizzato nel 2007 da Cavalcanti e Tavares, e aggiornato nel 2010 dalla Professoressa Daniela Del Boca).

4 I figli al nido stanno peggio FALSO

Diverse e recenti ricerche dimostrano ormai che frequentare un asilo nido nei primi tre anni non solo non è traumatico ma aumenta le loro capacità cognitive, e affettive e psicologiche. Purché sia una struttura professionale, e non baby parking o colf.
Eppure in Europa sempre di più si sta studiando e apprezzando l’importanza dell'investimento educativo nei primi anni di vita, che come ha dimostrato il premio Nobel per l'economia James Hackman, diminuiscono con il crescere dell'età.

5 I papà non si curano dei figli FALSO

L’Istat ha più volte fotografato la fatica delle donne italiane che tra le mura domestiche si sobbarcano il 70% del lavoro tra pulizie, stiro e figli.
Ma questo peso si alleggerisce se ha un’attività fuori casa (dal 73,4% al 71,4% del totale delle faccende domestiche).
Anche un altro studio ha illustrato bene come l’uso del tempo all’interno di una famiglia è molto meno “sbilanciato” se anche la donna lavora: numeri alla mano, c’è infatti una correlazione positiva tra attività professionale della donna, e relativo stipendio, e impegno maschile in casa.

Come dire: impariamo a delegare e ritagliarci anche noi una vita fuori dalle mura domestiche.

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