mercoledì 20 maggio 2015

La Sezione Primavera


Il NIDO e SCUOLA DELL'INFANZIA FAES AURORA da settembre 2015 si arricchirà di una “SEZIONE PRIMAVERA” dedicata ai bambini nati dal 1° Gennaio 2013 al 31 Agosto 2013.

Chiunque abbia piacere di valutare l’opportunità per il proprio figlio di frequentare questa nuova classe è invitato a parlarne con la Direzione, per approfondimenti su temi educativi, organizzativi ed economici.

Che cos’è una Sezione primavera?  
Introdotte nel  2007 le Sezioni Primavera sono classi per bambini dai 24 ai 36 mesi che si trovano all’interno delle scuole materne. Per potervi accedere i bimbi devono aver compiuto 2 anni nel periodo che va dal 1° Gennaio al 31 Agosto.
Le educatrici della Sezione Primavera sono formate per lavorare con bambini di questa specifica fascia di età. L’ambiente è sicuramente più protetto rispetto alle classi di materna, ma l’approccio è “più cognitivo” rispetto a quello del nido.
La Sezione Primavera segue un progetto educativo peculiare per questa fascia di età, che è caratterizzata dal raggiungimento di molte conquiste e dal consolidamento di specifiche competenze. 

Dal punto di vista pedagogico, il passaggio alla Sezione Primavera è generalmente consigliato a un bambino di 2 anni che abbia già frequentato il nido negli anni precedenti che potrebbe “annoiarsi” nel frequentare ancora un anno educativo con attività specifiche dell’asilo nido o a un  bimbo della stessa età che non abbia  mai frequentato il nido e che sia alla sua prima esperienza di inserimento in un contesto scolastico.

martedì 12 maggio 2015

FAES ACADEMY ON STAGE


FAES Academy conclude l'anno di attività con una rassegna di manifestazioni: ecco tutti gli appuntamenti di Maggio e Giugno.

Venite a vedere cosa siamo capaci di fare!! 


Tutti i saggi sono a ingresso libero.


martedì 21 aprile 2015

Vieni a giocare con noi? Facciamo festa insieme



Il Nido e la Scuola dell'Infanzia FAES vi invitano a giocare insieme Sabato 16 Maggio dalle 15.30 alle 18.00 presso la sede di Via Amadeo, 11. 

Musica, laboratori creativi, arti marziali baby, danza, truccabimbi, favole, merenda e molto altro ancora, in particolare per bambini 0-6 anni. 

Invitate i vostri amici per passare il pomeriggio insieme divertendoci!

venerdì 27 marzo 2015

Sostieni la tua Scuola: dai il 5 per 1000 al FAES


Sostieni le Scuole FAES destinando il tuo 5 per 1000 all’Associazione FAES.

Il 5 per mille non è una tassa da pagare, ma la percentuale delle imposte a cui lo Stato rinuncia per destinarla ad Enti di utilità sociale.
Scegliere di destinarla alle Scuole FAES, significa permetterci di avere, grazie a voi, e il sostegno di cui tutti abbiamo bisogno.

E' sufficiente inserire il codice fiscale del FAES 01993190154 nella tua dichiarazione dei redditi.


La vostra firma ci consentirà, senza alcun aggravio di costi da parte vostra, di ricevere contributi importanti per poter continuare a garantire servizi sempre migliori per la formazione personale e didattica dei vostri figli e realizzare quella collaborazione educativa tra scuola e famiglia che è alla base degli obiettivi istituzionali della nostra Associazione.


martedì 10 febbraio 2015

Famiglie in vacanze FAES: le proposte per l’estate 2015


Le vacanze sono un momento speciale e poterle condividere con tutta la famiglia è molto importante. Ma altrettanto importante è poter contare sulla vicinanza di altre famiglie. E’ questo l’obbiettivo che anima il gruppo Famiglie in vacanza del FAES, proporre vacanze gradevoli per mamma, papà, bambini, ragazzi e anche nonni!
Sono diverse le opportunità di svago e relax che possiamo proporvi per l’estate 2015:

Bellamonte,Val Di Fiemme, Predazzo – Trento; una vacanza nel magico scenario delle Dolomiti.
Il periodo a nostra disposizione: dal 12 al 30 agosto 2015.

Malles,  Val Venosta,  Bolzano; un reticolo di prati e campi di cereali a 1.000 m di altitudine, un paesaggio unico in tutto l’arco alpino grazie al microclima fresco e secco.
Il periodo a nostra disposizione: dal 9 al 23 agosto 2015
Per informazioni: giuseppeguarna@live.com

Pejo, Val di Sole, Trento, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio.
Periodo a nostra disposizione da 1 a 10 agosto
Per informazioni: famigliein vacanza@sestopiu.it

Capolona, Arezzo, La Casa sulla Roccia, un antico casale del XI secolo in una posizione ottimale per visite culturali e naturalistiche.
Per informazioni:  info@lacasasullaroccia.com


Per chi preferisse vacanze al mare:
Selva di Fasano BR, Puglia,  presso il residence Il Borgo del Mirto, aperto in tutto il periodo estivo e anche nelle vacanze di Pasqua.
Per informazioni e riferimenti: bepidemario@gmail.com


Insomma, l’estate è ancora lontana ma è bene programmarla per tempo… insieme alla famiglia Faes!

giovedì 29 gennaio 2015

Il sonno della notte è più sicuro se il piccolo va nanna senza troppe coperte

di Sahalima Giovannini
Sarà abbastanza coperto? Questa è una delle paure più frequenti delle mamme. In realtà, i bambini piccoli non avvertono il freddo più degli adulti: il fatto che i neonati abbiano sempre le manine fresche è un segnale del loro benessere. Durante la giornata, quindi, i piccoli possono essere vestiti esattamente come i genitori. Più delicato è il problema della notte: infatti durante il sonno notturno le mamme spesso temono che il bambino abbia troppo freddo, soprattutto i primi mesi.
No a piumini, cuscini e coperte
L’eccesso di preoccupazione può esporre, paradossalmente, il neonato al rischio di soffocamento e di morte in culla. A sottolinearlo sono gli esperti statunitensi dei Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta, in un nuovo studio pubblicato su Pediatrics hanno rilevato come ancora molte mamme non seguano le raccomandazioni dell’American Academy of Pediatrics e lascino i bambini avvolti in coperte che potrebbero trasformarsi da strumenti di protezioni a vere e proprie minacce alla loro incolumità. 
Secondo gli esperti, il pericolo arriva dall’uso di coperte pesanti, piumoni o cuscini, possono intatti occludere le vie respiratorie del bambino impedendogli di respirare. Per questo i pediatri statunitensi raccomandano di non lasciare nel lettino oggetti morbidi come cuscini, piumoni, coperte o paraurti, spostandosi possono diventare pericolosi. A dimostrare come le coperte possono trasformarsi in un’arma a doppio taglio sono anche altri studi, come quello recentemente pubblicato sulla stessa rivista Pediatrics dagli esperti di pediatria della George Washington University e del Children’s Mercy Hospitals and Clinics di Kansas City, secondo cui la maggior parte delle morti infantili improvvise o associate al sonno avviene mentre i bambini dormono sul divano. Tutto questo avviene nonostante tutte le buone intenzioni dei genitori, che desiderano soltanto fornire al bambino calore e conforto, ma tutto ciò di cui ha davvero bisogno un bimbo è l’abbigliamento per il sonno.
Meglio, quindi, limitarsi a un caldo pigiamino o sacco della notte senza altra biancheria da letto. Un altro accorgimento utile per difendere i bambini dalla SIDS è quello di posizionarli sdraiati sulla schiena. Sembra infatti che la posizione supina sia protettiva, mentre quella su un fianco e, soprattutto, quella a pancia in giù potrebbe causare nel neonato delle apnee connesse con l’arresto del respiro e quindi con la morte in culla. 

lunedì 19 gennaio 2015

Filastrocche, cartoni e tablet. L’inglese si impara con il gioco


di Elvira Serra dal Corriere della Sera

I bambini si confondono quando intorno a loro si parlano più lingue?«No, hanno la capacità innata di discriminare i diversi suoni linguistici». Apprendere due lingue richiede uno sforzo eccessivo per un bambino? «No, l’apprendimento delle lingue durante la prima infanzia è qualcosa di naturale e privo di sforzo. Questa capacità decresce a partire dalla fine della prima infanzia, verso i 5-6 anni, fino all’adolescenza, intorno ai 12». Non a caso, quella è l’età in cui le lingue straniere diventano materie scolastiche al pari di matematica, storia, geografia e italiano: difficile, a quel punto, trovarle «simpatiche». A meno che non siano state vissute, prima, come un gioco. 
Dubbi e curiosità sul bilinguismo: quello vero, di chi ha un genitore di un Paese straniero, e quello acquisito, di chi arriva alle scuole medie disinvolto come un principe ereditario grazie a corsi, lezioni private, vacanze ed esperienze all’estero. La psicolinguista Maria Teresa Guasti spiega quale deve essere, sempre, il punto di partenza: la motivazione. Quella dei genitori si intuisce facilmente: vogliono dare ai figli una marcia in più, uno strumento capace di aiutarli a farsi strada nel mondo. Difficile, però, farlo capire ai bambini, per i quali l’obiettivo principale nel loro germoglio di vita (oltre a quello di essere molto amati da mamma e papà) è mangiare, dormire e giocare. Ecco perché Guasti avverte: «Se imparare una nuova lingua significa giocare, allora i piccoli saranno felici di farlo». 

Filastrocche e canzoni sono alleate infallibili. Ma non bisogna sottovalutare l’effetto di una qualsiasi Peppa Pig in lingua originale. E se esercizi, puzzle, giochi a tema vengono fatti su un tablet o su uno smartphone, tanto meglio. «In questo caso il bambino sarà instradato non soltanto al bilinguismo, ma a quello che a me piace chiamare plurilinguismo: dove c’è l’aggiunta, cioè, del codice digitale. Per tacere del fatto che nella galassia Internet non accedere all’inglese significa restare esclusi da almeno il 90% dei contenuti per l’infanzia», chiosa Paolo Ferri, autore di I nuovi bambini (Rizzoli). 
Oltre alla motivazione di cui abbiamo scritto sopra, ci vuole metodo. «Serve un progetto educativo specifico per ogni età», avverte Susanna Mantovani, psicopedagogista dell’Università Bicocca di Milano. Proprio per questo, a suo dire, è meglio un insegnante dalla pronuncia un po’ così, ma dalle ottime doti di educatore, di un perfetto madre lingua che non sa entrare in relazione con i bambini. Aggiunge: «Un’ottima soluzione è affidare i laboratori di arte, musica, scienze o tutte le attività ricreative a persone straniere, perché saranno credibili e naturali: per dire, un cuoco inglese può essere molto efficace. Non amo, per esempio, quelle italiane che per vezzo o eccesso pedagogico parlano ai figli in inglese o francese: è forzato, un bambino ha bisogno di relazionarsi con i genitori nella lingua madre, appunto. La mamma non è una maestra, la lingua ha a che fare con l’identità e con il profondo». 
Imparare l’inglese o il francese o lo spagnolo o il tedesco vuol dire apprendere un modo di emozionarsi, di esprimersi, di comunicare. «Si impara una lingua da un punto di vista pratico, ma anche mentale: e coincide con l’apprendimento di un nuovo modo di vedere le cose, un altro punto di vista», aggiunge la psicologa Federica Mormando. 
Ma è fondamentale farlo in un contesto preciso. «È inutile imparare meccanicamente: una seconda lingua prende significato all’interno di una realtà di comunicazione di vita vera», puntualizza Carla Rinaldi, presidente di Reggio Children, network educativo ormai presente in oltre 120 Paesi del mondo che prese ispirazione dalla «teoria dei cento linguaggi » del pedagogista Loris Malaguzzi. «Tanti sono i modi per esprimersi dei bambini», conclude Rinaldi. «È una nostra responsabilità stimolarli e aiutarli a sperimentarli tutti».