lunedì 22 dicembre 2014

Ritorna ogni anno...



di Gianni Rodari
Ritorna ogni anno, arriva puntuale
con il suo sacco Babbo Natale:
nel vecchio sacco ogni anno trovi
tesori vecchi e tesori nuovi.

C'e' l'orsacchiotto giallo di stoffa,
che ballonzola con aria goffa;
c'e' il cavalluccio di cartapesta
che galoppa e scrolla la testa;
e in fondo al sacco, tra noci e confetti,
la bambolina che strizza gli occhietti.

Ma Babbo Natale sa che adesso
anche ai giocattoli piace il progresso:
al giorno d'oggi le bambole han fretta,
vanno in auto o in bicicletta.
Nel vecchio sacco pieno di doni
ci sono ogni anno nuove invenzioni.

Io del progresso non mi lamento
anzi, vi dico, ne son contento.

BUON NATALE!!!

venerdì 12 dicembre 2014

La notte di Santa Lucia


"Santa Lucia bella che dei bimbi sei la stella, tu porti dolci e doni a tutti i bimbi buoni, ma i regali più belli portali ai poverelli".

Santa Lucia è la Santa della luce e infatti la tradizione vuole che la si festeggi in quella che dovrebbe essere la notte più lunga dell’anno (anche se in realtà il 13 dicembre non corrisponde al giorno del solstizio d’inverno).

La devozione per la Santa siciliana è molto forte in Svezia ma anche in alcune parti d’Italia, soprattutto in Trentino e nelle province di Udine, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Verona, la venuta della vergine cristiana è attesa con ansia dai bambini perché Santa Lucia porta i doni al posto di Babbo Natale.

La tradizione è probabilmente dovuta anche al tentativo di separare la data della consegna dei regali ai più piccoli (il 13 dicembre) da quella della Nascita del Salvatore che riesce così a rappresentare, anche per i bambini, la festa per il compleanno di Gesù e non quella dello “spacchettamento” pagano.

Ancora oggi l’attesa della Santa è circondata da un atmosfera magica e la festa è accompagnata da una serie di rituali che vengono rispettati fedelmente e cominciano all’inizio di dicembre con i bimbi più grandi o i parenti che suonano campanelli per le vie delle città e fuori dalle finestre per “avvisare” che la Santa sta girando sul suo asinello per controllare la buona condotta dei suoi piccoli “clienti”. Spesso il suono del campanello lascia anche una traccia di caramelle, soprattutto di quelle di zucchero incartate in carte rosse e verdi dette ortaglie.

Anche a santa Lucia i bambini scrivono la letterina con le richieste e la sera del 12 preparano un piatto con dei biscotti e un bicchiere di vin santo per Lucia e una manciata di paglia e una carota per l’asino che deve trasportare le classiche gerle stracolme di pacchetti.


martedì 2 dicembre 2014

GIFT CARD FAES: Quest’anno scegli un regalo che vale di più!

Quest’anno puoi scegliere di regalare sport, tempo libero, educazione, musica, creatività, formazione, una lingua straniera …..  è nata la Gift Card FAES.

Con la Gift Card FAES puoi regalare un corso tra quelli proposti da FAES Academy e contemporaneamente dare un sostegno economico alla onlus Harambee Africa International. 

Le Card sono disponibili nelle segreterie delle Scuole FAES in tagli da 25, 50, 100 euro, e potranno essere utilizzate da chi le riceve per accedere ai corsi FAES Academy attualmente disponibili e per quelli del prossimo anno scolastico.

Parte del valore di ogni carta verrà donato ad Harrambee All togheter for Africa, progetto per la lotta alla malnutrizione in Costa d’Avorio. 

Info: segreterie delle scuole, info@faesmilano.it

Harambee Africa International è una onlus nata  in occasione della canonizzazione di Josemaría Escrivá), fondatore dell'Opus Dei, promuove iniziative di educazione in Africa e sull'Africa: progetti di sviluppo nell'area Sub-Sahariana e attività di comunicazione e sensibilizzazione nel resto del mondo, allo scopo di approfondire la conoscenza della cultura africana.

La magia del Natale moltiplica il valore di un dono.

venerdì 28 novembre 2014

It was the night before Christmas


Le scuole FAES Monforte e Argonne sono liete di ospitare un doppio incontro dedicato alle favole di Natale in inglese per i bambini di 4 e 5 anni.

English storytime e laboratorio creativo di Natale.

Vi aspettiamo martedì 9 dicembre presso la scuola Monforte di via Amadeo 11 e mercoledì 10 dicembre presso la scuola Argonne di via Fossati 2 dalle 16.30 alle 18.00.

NON MANCATE!

mercoledì 19 novembre 2014

Nonni Day!

Iniziano gli appuntamenti dedicati ai nonni!
Dopo i genitori i nonni sono infatti le persone che più vogliono bene ai nostri bimbi.
E per ogni bimbo il nonno e la nonna sono persone speciali.
I bimbi di 5 anni e le loro maestre vorrebbero dedicare un pomeriggio ai loro nonni e alle loro nonne e renderlo indimenticabile!

Venerdi 28 novembre dalle 13,45

Insieme alla nostra direttrice Fiorenza Seghetti accoglieremo i nonni nelle classi dove organizzeremo dei fantastici laboratori creativi.
Dopo tanta creatività, alle ore 16,00 una gustosa merenda tutti insieme.
E nei prossimi mesi l’iniziativa verrà proposta anche nelle altre classi!

Vi aspettiamo!!!

giovedì 13 novembre 2014

Giornata Mondiale della Gentilezza


Oggi, martedì 13 novembre, è la Giornata Mondiale della Gentilezza. La data non è stata scelta casualmente, in quanto coincide con la giornata di apertura della Conferenza del "World Kindness Movement", il movimento mondiale per la gentilezza, svoltasi a Tokio nel 1997 e conclusasi con la firma della Dichiarazione della Gentilezza.

Nella giornata di oggi, dunque, ci si dovrebbe sentire spinti, più di altre volte, a riflettere sulla bontà dei nostri gesti e delle nostre parole. Basta poco per rendere il mondo migliore, ma non sempre ci ricordiamo di essere parte della soluzione alla scortesia, alla maleducazione ed alla tensione come atteggiamenti e stati d'animo che magari più di una volta al giorno ci appaiono imperanti, non soltanto nella normale vita domestica o lavorativa, ma anche semplicemente affacciandoci sulle pagine dei Social Network, dove toni indelicati e frasi taglienti stanno contribuendo a trasformare il web in una valvola virtuale di sfogo sempre più priva di gentilezza.

Per cercare di porre fine ad arroganza e maleducazione, proviamo a seguire lo slogan che l'associazione "Gentletude" ha prescelto per promuovere la Giornata della Gentilezza: "La gentilezza, come un virus, coinvolge chiunque ne venga a contatto. Il 13 novembre è l'occasione perfetta per diffonderla". Il virus dell'arroganza e dell'aggressività dovrebbe essere sostituito dal seme della gentilezza, nei confronti delle persone che incontriamo o con cui entriamo in comunicazione.

A Tokio, la Dichiarazione della Gentilezza si era conclusa con parole che invitavano alla cura e alla protezione di tutti coloro che ci circondano, persone e amici animali, e dei luoghi in cui ci troviamo a vivere. Lo sottolinea nuovamente l'associazione "Gentletude", in occasione della speciale giornata odierna dedicata alla gentilezza. Ciò in cui dovremmo impegnarci è: "guardare oltre noi stessi, oltre i confini dei diversi paesi, oltre le nostre culture, etnie e religioni. Insomma, di renderci conto che siamo cittadini del mondo e che, in quanto tali, abbiamo spazi e presenze da condividere, abbiamo dei luoghi pubblici da curare, degli animali da proteggere, un sistema da conservare e uomini da accogliere e valorizzare. Se vogliamo dare avvio a un miglioramento, se vogliamo raggiungere l'obiettivo di una coesistenza non solo pacifica ma anche di crescita, dobbiamo focalizzare la nostra attenzione e le nostre cure su quello che abbiamo in comune. Solo così possiamo essere parte di un mondo migliore".

L'associazione ha deciso di mettersi in gioco in prima persona per poter contribuire alla diffusione della gentilezza e vuole coinvolgere gli utenti del web e non solo in un'iniziativa che prevede la possibilità per privati e aziende di scaricare dal web dei bigliettini da stampare e da distribuire nella giornata di oggi.

Essi recitano così: "Ci sono giorni che non sono uguali agli altri. Facciamo di tutto per ritrovare il piacere di essere gentili. Grazie". Una delle possibilità, è quella di posarli sulla scrivania dei colleghi, a fianco di una caramella o di un cioccolatino, per iniziare a compiere dei gesti concreti di gentilezza.

Essere gentili non costa nulla e fa bene sia agli altri che al nostro animo. Perché allora non impegnarci di più ad esserlo tutto l'anno?

mercoledì 5 novembre 2014

Spegni la sigaretta, proteggi il tuo bambino.


E' ormai noto a tutti che il fumo di sigaretta nuoccia gravemente alla salute. E' anche vero che ogni persona è libera di fare le scelte che desidera, ma senza ledere i diritti altrui: si può scegliere di rischiare d'incorrere in patologie anche molto gravi, ma non si deve mettere a repentaglio la salute altrui, facendo subire ad altri i propri comportamenti a rischio.

Un'attenzione particolare merita il tema dell'esposizione al fumo passivo (presenza di fumatori o possibilità di soggiornare in ambienti impregnati di fumo di sigaretta) durante la gravidanza, l'età pediatrica ed adolescenziale.  

"Secondo Fimp (Federazione Italiana Medici Pediatri), la fascia pediatrica è troppo spesso esposta al fumo di sigaretta, tanto più che oggi si parla di fumo di prima, seconda e, addirittura, di terza mano per indicare non solo i danni provocati dal fumo attivo e da quello passivo, ma anche dalle sostanze che restano per anni nell’ambiente, impregnando vestiti, muri e oggetti di casa, provocando, secondo recenti studi, potenziali danni anche al Dna."

La minaccia è sensibile specialmente durante la prima infanzia, quando gli organi, ancora immaturi, sono più vulnerabili di quelli degli adulti. I bambini piccoli assorbono generalmente una maggiore quantità di sostanze nocive attraverso l’aria, visto che respirano due o tre volte più frequentemente di soggetti in età più avanzata. I bambini esposti al fumo passivo presentano spesso una diminuzione delle funzioni respiratorie che non scompare neppure con l’età adulta.
Così si spiega la maggiore frequenza di malattie delle vie respiratorie, bronchiti, polmoniti, tosse e catarro.


giovedì 23 ottobre 2014

L'importanza del saluto

Salutare è la prima forma di relazione. Con un "buongiorno", si crea uno scambio di sguardi, un pretesto per un dialogo, una base per la conoscenza. Continuare a scambiarsi un cenno o una parola quando si va da qualche parte, è un modo per veicolare un messaggio nascosto: "io mi sto allontanando da te, ma non preoccuparti, torno".

Ecco perchè anche al nido il saluto acquisisce un valore fondamentale nella relazione tra bambino, genitore e educatore. E'un momento da curare, come lo sono le altre routine e le attività della giornata, non è un semplice scambio di saluti e di passaggio di informazioni. 

Pensate alla mattina. L'educatrice aspetta i bambini al nido, il genitore lascia il proprio figlio, il bimbo deve salutare per un lungo periodo il suo babbo e la sua mamma. Ognuno di loro ha delle emozioni, delle aspettative, degli stati d'animo diversi che ripercuote sull'altro.

L'educatrice deve svolgere in maniera professionale il suo ruolo di regista e innanzitutto predisporre un ambiente favorevole all'accoglienza dei genitori e dei bambini. Se loro trovano una situazione tranquilla con pochi bambini e angoli gioco ben strutturati, salutarsi risulterà più naturale.

Una cosa da fare sempre è sorridere. 
Essere accolti da un bel sorriso rende più piacevole il posto in cui vi trovate e quindi sorridete.
Anche il messaggio corporeo è importante: alzarsi, andare incontro al bambino e a chi è con lui, dare una carezza, sono tutti gesti rassicuranti. Così la famiglia si sente ben accettata al nido, rafforzando il legame con l'équipe educativa.

L'educatrice deve sempre ricordarsi che il genitore le sta affidando la cosa che di più prezioso ha al mondo. Per chi deve ambientare il proprio figlio al nido, le educatrici sono pressochè delle sconosciute: un colloquio ed una riunione bastano a creare una relazione?

Salutare i bambini serve per rendere il distacco dal genitore il più sereno possibile. Se la mamma è tesa, lo sarà anche il bambino.
Questa fase è fondamentale durante l'ambientamento, perchè quando la figura di riferimento si allontana, deve salutare, rassicurando il bimbo, che per la maggior parte delle volte protesterà. E'una cosa naturale: chi non lo farebbe? Si sta lasciando solo, in una situazione sconosciuta, con altri bambini e altri adulti e forse la mamma non tornerà più.
Ecco perchè è importante spiegare che si tornerà, farsi vedere sereni.

Succederà lo stesso che il bambino ce l'abbia con i propri genitori, che magari si senta un po’ abbandonato. I genitori però devono farsi una bella e solida corazza. La separazione è dura da affrontare, ma ai bambini viene data un'opportunità grandiosa: imparare ad essere indipendenti. 


L'autonomia nelle azioni quotidiane, la capacità di sapersi relazionare con i coetanei e con gli adulti, le competenze da potenziare attraverso tutti quegli stimoli che gli verranno proposti: ricordiamocelo quando salutiamo i nostri figli.

mercoledì 15 ottobre 2014

A tavola arrivano gli alieni

da corriere.it

Un gattino, un fratello piccolo, una pianta. Prendersi cura di un altro cosa significa? È stato chiesto a tappeto agli alunni di due scuole, una primaria e una dell’infanzia, e a sorpresa nessun bambino ha dato la risposta più semplice e istintiva:«Nutrirlo». Ma che cosa succede se in classe arriva un extraterrestre molto affamato? Per rinvigorirlo e tenerlo in vita bisogna alimentarlo con i cibi più buoni (e più sani). 

Ed ecco che «per gioco» l’attenzione si sposta su ciò che mangiamo. Da questa idea ha preso le mosse il progetto «Mi prendo cura- Adotta un alieno»: l’anno scorso il test alla Rinnovata Pizzigoni e alla Magreglio ha entusiasmato tutti - bambini, maestre e genitori. 
Quindi, promossa a pieni voti la fase sperimentale, adesso si procede. 
Il sito miprendocura.it è appena andato online, e dal 27 ottobre il team alieno sarà al Collegio San Carlo pronto ad atterrare a ruota nei plessi che lo inviteranno, e promosso come un «esempio di Best Practice» dal Comune.

«Per educare, le materie scolastiche della tradizione oggi non bastano: cerchiamo di aprire sempre più le classi alle esperienze che si sviluppano sul territorio e di coinvolgere le onlus nei percorsi formativi arricchendoli a tutto tondo», sprona l’assessore all’educazione Francesco Cappelli. L’alimentazione è tema su cui occorre sensibilizzare fin da piccoli, «materia non convenzionale di cui anche la scuola deve farsi carico». Una donna e un uomo, per fare colpo, imbandiscono la tavola: «È uno degli atti di ‘cura’ più preziosi per sé e per le persone cui si vuole bene, ma per la fretta sempre più spesso finiscono nel piatto dei bambini cibi poco curati e invitanti, innaturali», considera per parte sua Monica Colli, pedagogista alla testa dell’associazione ProXXIMa che ha gestito il progetto con Fondazione Cariplo e 8 per mille Chiesa Valdese, in collaborazione con Asl Milano. Viene e risolve, l’equipe dell’ «Invasione aliena» formata da Simonetta Marucci, nutrizionista, Grazia Mauri, maestra, Erica Verri, grafica, e Alessandro Sposetti che dà la voce al bambino delle Pillole, i video degli Episodi spaziali sul sito: «Non per fomentare sensi di colpa o essere fanatici, ma per sentirsi meglio: l’uomo, lo diceva il filosofo Feuerbach, è ciò che mangia. Quanto è vero..».


Il primo passo è costruire l’extraterrestre con il pongo o la cera d’api e la sua casetta col materiale di recupero (tappi, scatole, ritagli di stoffa, bottoni...). Poi, via con le Ricette spaziali (dell’omonimo libro edizioni Erickson), le Merende cosmiche, le Degustazioni galattiche: pian piano, nutrendo l’alieno, i bimbi imparano a nutrire (bene) anche se stessi. A scuola e anche a casa, replicando coi genitori le pietanze attraverso il sito. «Il coinvolgimento nella preparazione di piatti naturali e gustosi contribuirà alla rieducazione alimentare dei piccoli terrestri?», si è chiesta la Colli. Il processo, nelle scuole, è avviato. «Il percorso è stato circolare, siamo partiti dal piacere di assaporare e descrivere una nocciolina o frutti di stagione, e al piacere siam tornati col laboratorio del gusto dove i bimbi hanno imparato a non sprecare nulla, ad assaggiare tutto ciò che preparavano, a preferire i cibi più naturali e a valorizzare gli ingredienti che forniscono energia buona». In estate, i bambini della Pizzigoni si sono portati l’alieno in vacanza e i loro compiti consistevano nel raccontare cene e pranzi. Eccessivo? «Ma no, divertente», rispondono loro. «Necessario», rincara il team alieno. In occasione della giornata mondiale dell’alimentazione che cade giovedì «il cibo sia considerato prezioso e ognuno capisca che prendersi cura di un altro, vuol dire fare bene anche a sé».

lunedì 13 ottobre 2014

Faes: Sportello Primaria Informa


Il passaggio dalla Scuola dell’infanzia alla Scuola primaria è un passaggio delicato per i nostri bambini. L’ingresso alla Scuola Prima coincide per il bambino con il completamento di un processo di crescita che lo porta al passaggio da un mondo soggettivo a una realtà oggettiva governata da regole condivise, in cui dovrà compiere uno sforzo di adattamento, adeguandosi a ciò che la nuova realtà gli richiede.
E’ un po’ come uscire dal confine protetto della propria casa, da solo, con il proprio bagaglio di esperienze costruite nei 5 anni precedenti e avventurarsi verso un mondo nuovo, verso la crescita, verso la vita, con le sue sfide e i suoi rischi.
Un nuovo percorso è sempre carico di emozioni, anche e forse soprattutto per i genitori che per la prima volta vedono il proprio bimbo, la propria bimba su di un sentiero nuovo.

Per aiutare i genitori a sciogliere tutti i dubbi e le domande su questo tema e per individuare per ciascun figlio la strada più adatta perché questo passaggio sia il più educativo possibile, gli insegnanti delle Scuole FAES sono disponibili a rispondere a tutti i vostri quesiti.

Per appuntamenti potrete contattare le segreterie Argonne o Monforte: 02 2668671.

info@faesmilano.it

lunedì 6 ottobre 2014

Mamme e neonati: imparate a parlarvi

di Silvia Vegetti Finzi dal Corriere della Sera

L’idealizzazione della maternità cela la complessità del rapporto madre-figlio. Eppure è sempre possibile che, in quell’ambito delicatissimo, insorgano dissonanze, ambivalenze e conflitti. Si spera che col tempo le cose si aggiustino ma, nella maggior parte dei casi, l’intervento psicoterapeutico precoce è la scelta migliore per rimettere in moto lo sviluppo di un legame che deve allentarsi senza smarrire la sua carica affettiva. 
In proposito, la Fondazione Benedetta d’Intino di Milano condivide il suo straordinario patrimonio di esperienza e di sapere in periodici convegni di altissimo livello scientifico, eppure capaci di parlare non soltanto agli addetti ai lavori, ma a tutti coloro che hanno a cuore il benessere dei bambini. 
All’orizzonte vi è la convinzione che oggetto della cura non sia il bambino, ma la relazione che gli adulti di riferimento intrattengono con lui. 

Di solito accade che si proiettino tutti i problemi sul piccolo, preferendo considerarsi semplici spettatori del suo malessere. Ma non è così: se vogliamo comunicare davvero, dobbiamo metterci in gioco imparando a riconoscere le emozioni che ci animano. Questo vale anche per i più piccoli, come insegna lo psicoanalista Bjorn Salomonsson, del Centro Mama Mia di Stoccolma. Salomonsson crede nella possibilità di dar voce ai sentimenti che provano bambini che ancora non parlano. Racconta, in proposito, di aver rimosso il blocco che impediva un normale processo di attaccamento di un neonato alla sua mamma –—colpiti da traumi che avevano turbato la gestazione e il parto — rivolgendosi al piccolo così: «La tua mamma ha attraversato momenti terribili. Pensava che tu potessi morire mentre eri nella sua pancia. Non sapeva se avrebbe mai potuto tenerti tra le braccia e amarti. Non sapeva nemmeno se lei sarebbe sopravvissuta». Il piccolo ascolta, guardandolo calmo e con attenzione. Il terapeuta commenta: «Sembra un viaggiatore seduto in una stazione, in attesa che arrivi il treno dell’amore e lo prenda a bordo». 

Un treno su cui troverà la sua mamma, anch’essa liberata da ansie senza nome, che il dialogo rende sopportabili e condivisibili. Questa terapia precoce, breve e profonda, si applica a situazioni di grave disagio, ma le sue indicazioni sono valide per tutti. Perché spesso le mamme, quando tornano a casa dopo il parto, rimangono sole ad affrontare i problemi dei neonati quali insonnia, inappetenza, rabbia incontrollata, pianti incessanti. Anche se sono mamme informate e premurose, si trovano in difficoltà nel riconoscere e nominare le proprie emozioni e quelle del loro bambino. Che, per diventare grande, deve allontanarsi progressivamente dal corpo della mamma, ma il vuoto di quel distacco può far paura se non lo si colma con un involucro di parole «vere», dove il dire corrisponde al sentire. In questi anni, le giovani mamme cercano di vincere la solitudine contattando in Rete altre mamme che vivono situazioni simili. Attraverso scambi paritetici, che escludono gli «esperti», si sentono confermate senza essere giudicate. Monitorando le loro conversazioni, la manager della comunicazione Manuela Tagliabue, ricava un inedito resoconto della condizione materna e infantile, che merita di essere conosciuto e discusso perché le esperienze precoci possono influenzare l’intero corso della vita.

lunedì 29 settembre 2014

Come avviene l'inserimento in Aurora



In questi giorni, su quotidiani e riviste dedicate ai giovani genitori, sta montando una polemica circa l'inserimento inutilmente prolungato al nido dei bambini al primo anno. 
A tal proposito ci inseriamo nel dibattito anche noi delle Scuole FAES per raccontare come avviene l’inserimento al nido alla Scuola Aurora. 
Lo descrive per noi Valeria Bertolini.

"L’inserimento nel nido rappresenta indiscutibilmente un momento molto delicato per il bambino e la sua famiglia. Per i bambini significa vivere la prima vera  esperienza di separazione, adattarsi ad un nuovo ambiente tutto da scoprire, costituito da altri bambini e da adulti sconosciuti e scandito da tempi e abitudini differenti da quelli di casa.

Anche per i genitori l’inserimento deve essere considerato un periodo in cui si costruisce e consolida un rapporto di fiducia con le educatrici e la coordinatrice. Solo con la piena stima e fiducia nelle persone che si occuperanno del suo bimbo mentre loro un genitore potrà superare ansie e sensi di colpa.

L’impegno delle educatrici della Scuola Aurora durante l’inserimento non è quindi solo quello di entrare in sintonia con i bimbi, ma anche quello di accogliere e rasserenare mamme e papà.
La tranquillità di mamma e papà influenza la serenità del bimbo: è come se i genitori dicessero in maniera empatica al figlio “Io sono fiducioso che tu qui starai bene, che questo è l’ambiente giusto per restare quando io non posso essere con te”.

Perché l’inserimento funzioni deve avere una durata minima, ma non può essere troppo dilatato, altrimenti il genitore perde stima e il bambino non capisce più cosa sarà di lui.
NeI nostro nido i primi due giorni bimbo e genitore stanno in classe insieme per circa un'ora; il terzo giorno mezz'ora con un genitore e mezz'ora con le sole educatrici; il quarto giorno un quarto d'ora con il genitore e un'ora e 45' con le sole educatrici; il quinto giorno i bambini vengono accompagnati sulla porta della classe e lasciati con alle educatrici x due ore; il sesto giorno pranzano e il settimo giornata regolare, mezza giornata o tempo pieno a seconda della modalità d'iscrizione.

Certo non applichiamo però regole standard a tutti, se notiamo che il bimbo ha bisogno di procedere con più gradualità ne parliamo con i genitori e insieme si concordano le fasi di inserimento”.

Educazione personalizzata fin dai primi giorni e in accordo con le famiglie, perché il nostro compito è educare insieme ai genitori.

martedì 16 settembre 2014

Il momento del distacco



di Laura Fezzi
E’ il vero ‘debutto in società’, un passo importante verso l’autonomia. Molti genitori però vivono il primo periodo, quello dell’inserimento anche con un po’ di preoccupazione: il bambino si troverà bene? Piangerà? Soffrirà per il distacco?
Risponde Nicola Iannacone, psicologo
“Non ha senso illudersi che questo passaggio possa avvenire in modo del tutto indolore. Capita di sentire mamme dire ‘il mio non avrà problemi perché è socievole’, oppure ‘tanto è abituato a giocare con i cugini’ … ma le espressioni di disagio in una circostanza come questa sono normali. E la cosa migliore da fare è accettarle con serenità”.

E’ quasi inevitabile, insomma, che il bambino pianga al momento del distacco. Anzi, il pianto è un modo per scaricare la tensione.
“Al momento dei saluti è liberatorio e non deve preoccupare, anche perché nella maggior parte dei casi finisce in fretta. Capita invece che al bambino venga il magone nel corso della mattinata, perché gli viene in mente la mamma oppure è disorientato. In questi casi può aver bisogno di un po’ di tempo in più per ambientarsi e l’inserimento può richiedere una durata superiore alle classiche due settimane”.
La scuola materna è infatti una palestra importante. Il bambino, forse per la prima volta, non ha l’adulto tutto per sé, deve imparare a dividere le attenzioni della maestra con gli altri, a seguire nuove regole, a stare nel gruppo, ad aspettare il suo turno per utilizzare i giochi. E’ un grande cambiamento nella sua vita.
“Ci sono bambini che hanno reazioni inaspettate. Alcuni diventano all’improvviso prepotenti, altri molto timidi. Alcuni regrediscono: tornano a farsi la pipì addosso …”. Che fare? “Preparatelo parlandogli della scuola in modo positivo e concreto, dicendogli come si chiama la maestra; spiegategli concretamente che cosa farà, i ritmi delle sue future giornate; raccontategli che anche voi alla sue età siete andati all’asilo. Ditegli che siete fieri di lui, che sta diventando grande, ma anche che troverà sempre mamma e papà, la sera per stare con lui. E nei primi tempi fate in modo che sugli altri fronti possa stare tranquillo. La routine lo rassicura, e vale la pena ricordargliela: “Quando usciamo andiamo a comprare la merenda e poi ai giardinetti, poi arriva papà e giochiamo insieme …”.
Che cosa potete fare per aiutare il vostro bambino
  • ATTENZIONE A FARE COMMENTI. Non parlate con altri, in presenza del bambino, delle sue difficoltà alla scuola materna ed evitate qualsiasi critica nei confronti delle maestre (soprattutto quando parlate al telefono).
  • PARLATEGLI IN MODO POSITIVO dell’esperienza che sta vivendo. Usate parole come “Siamo molto orgogliosi di te, andrà tutto ben, avrai molti amici nuovi …”.
  • RASSICURATELO DEL VOSTRO AFFETTO e siate comprensivi delle sue emozioni. Ma aiutatelo anche a sdrammatizzare raccontando la vostra esperienza a scuola.
  • AL MOMENTO DI LASCIARLO non scappate per non vederlo piangere. Si sentirebbe tradito. Ma siamo fermi nella seprazione.
  • ARRIVATE IN ORARIO. I ritardatari possono fare più fatica a inserirsi nei giochi.
  • NON TOGLIETEGLI IL CIUCCIO. Non è il momento di pretendere da lui altri passi avanti o altri cambiamenti importanti.

martedì 8 luglio 2014

Leggete ai bimbi anche quando non capiscono



di Silvia Vegetti Finzi, tratto dal Corriere della Sera

Siamo in estate, i pomeriggi sono lunghi, i viaggi in macchina interminabili e la sera i bambini si rifiutano di andare a nanna. Che fare per evitare la noia, intrattenerli amabilmente e, nel contempo, favorire lo sviluppo delle loro potenzialità?

Ci giunge, dall’Accademia americana di pediatria, una raccomandazione importante: leggete libri ai vostri bambini! Da quando? Dalla nascita. Come? Ad alta voce. Perché? Perché nei primi tre anni di vita il cervello è straordinariamente plastico e i processi di apprendimento particolarmente efficaci.
Può sembrare che i neonati non capiscano quanto sentono e probabilmente molti contenuti sfuggono alla loro comprensione ma la capacità di intendere  le parole è molto precoce rispetto alla loro verbalizzazione. Difficilmente il piccolo comprende lo svolgimento della narrazione ma di sicuro coglie, nelle modulazioni della voce, il tono emotivo delle scene che state illustrando.

La voce, come la musica, non ha bisogno di competenze lessicali per trasmettere le vibrazioni del cuore. La lettura di un libro introduce inoltre, nel lessico quotidiano, parole nuove e costrutti grammaticali e sintattici più elaborati.
Anche se alcune situazioni possono suscitare emozioni negative, come la paura, la condivisione che si crea tra chi parla e chi ascolta garantisce i necessari margini di sicurezza e di fiducia. L’importante è non essere generici ma ritagliare la lettura a misura di quel bambino, del suo livello di maturità, della sua storia e della sua personalità.
Particolare delicatezza è richiesta per i piccoli malati o che si trovano, per qualsiasi motivo, in condizione di ansietà. Se sapremo osservarli, potremo monitorarle loro reazioni attraverso i gesti e la mimica facciale. Appena esprimono disagio cambiate il racconto rendendolo più familiare e amichevole, come dimostra il successo di “Peppa Pig” e “La Pimpa”.

I libri, da non confondere con i giocattoli, se vengono somministrati in giuste dosi e nei modi più opportuni, costituiscono un efficace antidoto contro le distorsioni indotte dai supporti digitali portatili.  Secondo i pediatri americani, la frequente lettura dei libri d’infanzia nei primi mille giorni di vita concorre a evitare, più tardi, problemi di apprendimento e comportamento scolastici.
Il divario che separa, per quanto riguarda il successo tra i banchi, i figli di genitori acculturati da quelli meno favoriti può essere ridotto dall’abitudine di leggere libri ad alta voce.
I testi cambiano con l’età ma non abbiate timore, a un certo punto, di introdurre le fiabe. Possono sembrare antiquate per le generazioni dei “nativi digitali”. Ma le favole, come i sogni, non hanno tempo e, con la garanzia del buon esito finale, insegnano ad affrontare gli aspetti più crudeli della vita senza smarrire la speranza nella bontà e nella giustizia. Accade però che i bambini desiderino “fare storie”, diventare essi stessi narratori.

E’ un passaggio importante, che merita di essere accolto favorevolmente e sostenuto affettivamente perché in tal modo imparano a utilizzare il pensiero per elaborare e comunicare i vissuti negativi che possono turbare la loro vita.