Ma facciamo un passo indietro: tutto inizia con il primo urletto. E' l'unico modo che il neonato ha per comunicare: "Ehi, c’è nessuno? Ho fame!" Presto capisce: “Se piango (o urlo), mamma e papà arrivano e mi aiutano.”
Ogni giorno la comunicazione diventa più elaborata: un pianto a tutto volume, un urlo pieno di rabbia, un piagnucolio sommesso, una risata. L'acquisizione del linguaggio funziona in modo simile in tutto il mondo, nei primi mesi un bimbo cinese si esprime in modo simile a un bambino italiano. Con l’andare del tempo la lallazione diventa sempre più chiaramente cinese, italiana, francese, ecc.
A partire dal secondo mese inizia la "prima fase della lallazione", cioè il piccolo cerca di scoprire che cosa riesce a fare con la bocca a parte succhiare e sbavare. Per esempio pronuncia suoni come "ghhh". In questa fase il piccolo è preso dalla pura voglia di provare: che suoni vengono fuori se arrotolo la lingua? E cosa succede se soffio sulle labbra in fuori?
Che cosa possono fare i genitori per stimolare i bambini?
- Parlare molto. Si può cambiare il pannolino di un bambino stando zitti o gli si può spiegare il mondo mentre è sul fasciatoio: "Guarda un po’, c’è il tuo ombelico!". "Guarda! Il mobile salta se soffiamo!" Naturalmente i piccoli, soprattutto i più piccini, non capiscono ancora il senso delle parole. Ci sono due motivi per cui parlargli un sacco: i bambini trovano bello se la mamma parla. E all’inizio imparano soprattutto ascoltando.
- Ripetere come un pappagallo. Bu-bu-bu, ga-ga-ga: non appena il piccolo produce dei suoni, è un vero e proprio interlocutore. Gli piace se i grandi imitano i suoi rumori, ma si dà anche da fare con le nuove parole di mamma e papà.
- Ascoltare. Parlare ha senso solo quando si ha la sensazione che qualcuno ascolta interessato. Non ha importanza se il piccolo di un anno si esercita con la sua nuova parola o se quello di tre anni racconta per la settima volta la storia del camion della spazzatura. Ascoltare significa prendersi tempo e guardare il bambino quando parla. Se a volte non succede, gli si dovrebbe spiegare il perché: “Stendo il bucato, poi ci beviamo la cioccolata e mi racconti ben bene la storia.”
- Leggere ad alta voce. I libri sono importanti, anche per i più piccoli. Si possono rosicchiare le pagine, tirare forte le pagine e guardare le figure. Più il bimbo è piccolo, più facili dovrebbero essere le immagini: una palla, un bus, un orso.
- Cantare. La lingua è informazione, ma anche melodia e ritmo. E' molto più semplice imparare una canzoncina o una poesia!
- Mai correggere direttamente. "Nonno già leggiuto giornale." È perfettamente chiaro quello che il piccolo voleva dire. È giusto apprezzarlo. Invece di correggere il bambino, puoi ripetere la frase ancora una volta nel modo giusto: "Sì, il nonno ha già letto il giornale."
mi interesserebbe avere qualche referenza riguardo alla maggiore precocità nel parlare delle bambine rispetto ai bambini (e della maggiore eloquenza delle donne rispetto agli uomini), perchè non ho mai capito cosa c'è di scientifico e cosa è in realtà una leggenda metropolitana. però ho 2 figli maschi ed entrambi hanno parlato molto presto e molto bene da subito, e sono entrambi molto chiacchieroni. sarà che abbiamo applicato sin dal primo giorno tutti i consigli nominati in questo post... ;-)
RispondiEliminaBuongiorno, cerchiamo di trovare referenze scientifiche al di là di quello che è espresso dall'autore del pezzo e delle statistiche utilizzate. Esistono studi sulle differenze cerebrali tra maschi e femmine, onestamente non sono a conoscenza di studi specifici su ciò che chiede. Di certo l'esperienza conforta, ma non definisce. E comunque penso che ogni studio non possa avere la pretesa di ingabbiare la realtà che è così vivace.
RispondiEliminaGrazie!