martedì 11 marzo 2014

Paghetta si o paghetta no?


di Giorgia Andretti
È l’eterno dilemma dei genitori. Alcuni elargiscono ai propri figli una cifra settimanale o mensile, altri ritengono che non sia necessaria, visto che bambini e ragazzi, oggi, hanno davvero tutto quello che desiderano e quindi non occorre fornire altro denaro. In realtà, concedere una quota ai propri figli di tanto in tanto significa renderli consapevoli del valore del denaro. Se i bambini spendono subito quello che deve bastare loro per un mese, una volta rimasti senza soldi si renderanno conto di non essere stati abbastanza oculati e, per quanto piccoli, la volta successiva staranno più attenti.
Ovviamente va spiegato il perché dei soldini, infatti, non devono essere considerati come un regalo ma una ricompensa per i piccoli servizi che il bambino dovrà iniziare a fare. E’ ovvio, tutto dovrà essere rapportato all’età. Tra i servizi messi in elenco possiamo inserire: fare in autonomia i compiti per casa, apparecchiare la tavola per la cena, tenere in ordine la propria stanza. Regaliamogli un bel portafogli e un salvadanaio: nel primo potrà tenere gli spiccioli per i piccoli sfizi di tutti i giorni – il gelato o il pacchetto di figurine, nel secondo potrà inserire i soldini risparmiati e quindi non spesi. In questo modo, se sarà abbastanza attento e non esagererà in spese inutili, mese dopo mese vedrà crescere il suo piccolo tesoro e potrà comprare,con le sue sole ed uniche risorse, qualcosa di bello e di importante, come un pallone da calcio o un paio di scarpe tanto desiderate.
Mai iniziare troppo presto
Per quanto riguarda la quantità di denaro da concedere a un bambino, un punto di partenza giusto è l’età. La paghetta può essere elargita a partire dalla terza elementare, meglio ancora dalla quarta. Prima di allora, dare dei soldi in mano a un bambino è controproducente e perfino inutile. Prima di tutto un bambino troppo piccolo potrebbe perdere il denaro, oppure regalarlo senza capirne il valore o semplicemente lasciarselo portare via da qualche amichetto, spesso anch’egli inconsapevole. Inoltre, non sapendo destreggiarsi ancora bene nei calcoli, non riuscirebbe a capire il valore del denaro, a fare somme e sottrazioni per avere il resto e qualche negoziante privo di scrupoli e di etica potrebbe approfittarsene, o semplicemente sbagliarsi perché poco attento. Oltretutto, il sistema di numerazione con l’euro e i centesimi non è semplicissimo, nemmeno per i più grandicelli. Dovremo essere pazienti e non arrabbiarci se, per le prime volte, nostro figlio smarrirà il denaro: ovviamente, se succederà più di una volta, vorrà dire che dovremo aspettare ancora qualche mese prima di iniziare il rito della paghetta.
La cifra giusta per ogni età
Quanto si deve concedere a un ragazzino? Possiamo partire dall’età di nostro figlio: a nove anni avrà 9 euro, a dieci anni 10 euro e così via…. Saremo noi a stabilire la frequenza della paga, anche in base ai regali che il piccolo riceve, per esempio, dai nonni o dagli zii. La paghetta, però, più che disporre di una somma di euri per acquistare qualcosa, deve avere un valore simbolico: deve essere il giusto riconoscimento per aver svolto bene il proprio lavoro. Dobbiamo fare molta attenzione e gestire la paghetta con intelligenza: nostro figlio, infatti, non dovrà mai pensare che l’obiettivo della paghetta è quello di dare dei buoni risultati a scuola. A scuola ci si deve impegnare per eccellere, per dare il meglio di sé, per imparare il piacere dello studio e fare maturare le ambizioni. Un po’ come succede per mamma e papà sul lavoro: oltre alle soddisfazioni personali, al piacere di essere creativi e alla crescita professionale, a fine mese hanno lo stipendio che può dipendere anche da quanto si sono impegnati. Lo stesso può valere, in scala ridotta, per i nostri bambini.

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